lunedì 8 febbraio 2010

Arrivano i primi commenti allo stage.

Mari

Domenica scorsa, proprio quando avevo deciso di non farlo, ho seguito la lezione di Dionino Giangrande: 2 ore e mezza che sono volate via senza che guardassi una volta l'orologio e per me è strano. Il tempo è stato un succedersi di ora, ora, ora. E lo spazio, dopo il racconto del “dojo piccolo cuore grande”, mi è sembrato dilatarsi, perfettamente proporzionato ai miei movimenti: si restringeva e si allargava a ritmo del cuore.
E lui,  di cui ascolto “leggende” e che conosco soltanto attraverso i racconti che gli amici aikidoka mi fanno, non mi sembrava neanche più DIO, nè GRANDE ma semplicemente GIAN.  Molto più MAESTRO così.

------------------
Il M° Ruta

PER CONTINUARE A PENSARE
Il seminaruo tenuto da Dionino è stato bellissimo e profondo. Trovo che sia riuscito a creare un'atmosfera nella quale tutti abbiamo potuto imparare e crescere. Per questo, per la sua competenza e professionalità e per la sua amicizia lo ringrazio publicamente.
"Il corpo incorpora, la mente dimentica, e il cuore ricorda" è quello che succede quando l'insieme corpo/mente funziona bene: ma non sempre accade questo. Per esempio si può provare ad incorporare con la mente allora si è convinti di aver appreso invece abbiamo solo capito con la mente ed il corpo si ritrova incapace a ripetere il movimento richiesto. Se la mente non dimentica la sua presenza renderà i movimenti impacciati perchè mediati dal pensiero, non spontanei e fluidi. Quando il cuore ricorda la sensazione e l'atmosfera di una data situazione allora ne saremo arricchiti e la tecnica avrà profondità e ricchezza.
Dal punto di vista dell'apprendimento corporeo tutto fila. Potremmo però fare anche altre  riflessioni che ci possono portano oltre. Potremmo così dire che anche il corpo deve dimenticare i movimenti sbagliati e deve imparare a lasciare andare i blocchi muscolari/emotivi. Il cuore deve dimenticare i torti e le ingiustizie subite e la mente ricordare gli ideali della giovinezza e i principi che animano l'Universo.
Così il corpo può ricordare le carezze, la leggerezza d'animo dopo un pianto liberatorio... e il cuore può letteralmente incorporare in sè l'amore.
In altri termini c'è un momento, un luogo e delle situazioni nelle quali sia le mente che il corpo e il cuore si possono ritrovare a incorporare, dimenticare o ricordare... l'importante è non sbagliare la funzione giusta e adatta alla situazione.
Lasciamo così che il cuore perdoni dimenticando e la mente si apra ricordando tutti i doni ricevuti.
Fabrizio

-----------------
PASQUALE :
Caro Sal,

un commento a caldo sullo stage del Maestro Giangrande.

Bellissimo prima di tutto. Il Maestro è un grande comunicatore, molto carismatico.
Mi sembra di aver afferrato alcuni principi.
Primo: eseguire le tecniche pensando la mano ed il braccio come una spada che taglia o entra energicamente con ampi movimenti. E’ qualcosa che anche il nostro Sensei ci ripete spesso, ma in questo caso mi sembra ci fosse un’enfasi particolare.
Secondo: “il corpo incorpora, la mente dimentica, il cuore ricorda”. Bellissimo anche questo. Ne ho avuto esperienza diretta durante l’esame: ho speso molte energie nella parte iniziale, il corpo è andato in affanno, la mente ha perso lucidità. Quando il maestro ha chiamato la tecnica successiva, la mente era in tilt, il corpo non aveva sufficientemente “incorporato” la tecnica, il cuore non ricordava. La conseguenza è stata un momentaneo blocco. Quel breve momento di vuoto mi è sembrato interminabile. Fosse stato un duello di spada, il mio avversario non mi avrebbe graziato. Il Grande Mistero, come lo ha chiamato il maestro, mi ha dato un’altra grande lezione.
Questo mi porta al terzo principio: affrontare la pratica quotidiana ed anche l’esame come un duello per la vita o la morte. Nulla ti può dare più concentrazione e più lucidità che la consapevolezza di andare incontro alla morte.
Quarto: “Dojo piccolo, cuore grande”. Giangrande ha citato questo aneddoto del maestro giapponese ( Hosokawa, n.d.r. ) che si trovò a fare uno stage nel nostro dojo. Ha aggiunto che il nostro dojo è “benedetto”, nel senso che è nato e si è sviluppato sotto un’aura di benedizione. E’ stata esattamente la sensazione che ho avuto io la prima volta che ci sono entrato. E’ incredibile come i luoghi fisici possano arricchirsi di un’aura spirituale. Credo che il merito di questo sia soprattutto del nostro Sensei.

Domo arigatò ai Sensei Giangrande e Ruta    
   
Pasquale

2 commenti:

  1. Anche per me è stata un'esperienza splendida e molto educativa, continuo a oltre 24 ore di distanza ad emanare energie positive!!!

    RispondiElimina
  2. Il mio qui e ora invece è un incubo!
    L'allarme scadenze è inequivocabilmente rosso e urla come una creatura con le coliche.
    Contravvenendo agli insegnamenti del maestro Giangrande mi rifugio nel ricordo di uno stage davvero emozionante.
    Con permesso.
    PPP

    RispondiElimina