giovedì 25 novembre 2010

Lo zen e il tiro con l’arco

zen

Ciao Sal,
ieri a lezione si parlava del "movimento assoluto", concetto difficile da spiegare e forse più facile da sperimentare con lo spirito e con il corpo.
Trovo che uno dei libri che più facilita la comprensione di questo concetto è "Lo Zen e il tiro con l'arco" di Eugen Herrigel. Lo consiglio vivamente a chi non l'ha ancora letto. E' la storia vera di un professore di filosofia tedesco che va in Giappone e gradatamente impara l'arte del tiro con l'arco giapponese.
Questo è un passaggio tratto da questo libro, e mi sembra molto attinente con ciò che il Maestro Ruta diceva ieri: 


"[...] Se, continuando a respirare tranquillamente, si accoglie con serenità ciò che si presenta, ci si abitua ad assistervi da semplici spettatori, sino a che si è finalmente stanchi dello spettacolo. Così si giunge gradatamente a uno stato d'abbandono che somiglia a quel dormiveglia che precede il sonno.
Scivolarvi definitivamente è il pericolo che bisogna evitare. Lo si affronta con un particolare scatto della concentrazione, paragonabile al riscuotersi di uno che, sfinito da una notte di veglia, sa che dalla vigilanza di tutti i suoi sensi dipende la sua vita; e se tale scatto è riuscito anche una volta sola, si riuscirà sicuramente a ripeterlo. Per esso l'anima, come da sola, si itrova
quasi a librare entro se stessa, una condizione che, capace di crescere d'intensità, si solleva addirittura a quel senso d'incredibile leggerezza, sperimentato solo in rari sogni, e di felice certezza di poter destare energie rivolte in ogni direzione e di saperle accrescere o sciogliere a ogni livello.
Questo stato, in cui non si pensa, non ci si propone, non si persegue, non si desidera né si attende più nulla di definito, che non tende verso nessuna particolare direzione ma che per la sua forza indivisa sa di essere capace del possibile come dell'impossibile - questo stato interamente libero da
intenzioni, dall'Io, il Maestro lo chiama propriamente «spirituale». È infatti saturo di vigilanza spirituale e perciò viene anche chiamato «vera presenza dello spirito». Con questo s'intende che lo spirito è presente dappertutto perché non si appende a nessun luogo particolare. E può restare presente perché anche quando si rivolge a questo o a quello non vi si attaccherà con la riflessione e non perderà così la sua originaria mobilità.
Simile all'acqua che riempie uno stagno ma è sempre pronta a defluirne, lo spirito può ogni volta agire con la sua inesauribile forza, perché è libero, e aprirsi a tutto perché
è vuoto. Tale condizione è veramente una condizione originaria e il suo emblema, un cerchio vuoto, non è muto per colui che vi sta dentro.
È perciò con questa presenza e piena potenza del suo spirito non turbato da intenzioni, e fossero le più nascoste, che l'uomo che si è svincolato da tutti i legami deve esercitare qualsiasi arte”.

Pasquale

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Ringrazio Pasquale per la puntuale,precisa e dotta citazione .Occhiolino

Se non sbaglio abbiamo parlato di questo famosissimo testo moltissimi post addietro.

E’ una lettura stupenda e profonda, consigliato vivamente a quanti ancora non la conoscessero.

…diversi anni addietro, sembra strano ma è così, questo libro mi ha insegnato a fare le mae ukemi;

nulla di strano se non fosse per il fatto che le mae ukemi e l’aikido, in questo libro non vengono mai menzionate. Triste

Provate a leggerlo…capirete Occhiolino

Sal.

3 commenti:

  1. Naturalmente si puo' trarre insegnamento da qualsiasi libro e parole.

    Ma e' incredibile, e tristemente vero, che la stessa favola raccontata con forza diventi realta'. Raccomando la lettura di
    http://www.giapponeinitalia.org/blog/?p=2194

    Emanuele.

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  2. Bellissima puntualizzazione,grazie Emanuele.
    Quello che dici è tutt'ora drammaticamente vero: le " bufale " strombazzate da tanti media, risultano essere alla fine delle realtà oggetive, per chi poi non punta alla fonte dei fatti.
    La nostra cronaca politica è piena zeppa di casi simili :-(

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  3. Anche,e spesso, la cronaca del budo.
    E.

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