giovedì 12 marzo 2009

Maurizia ci scrive: " La prima cosa "


La prima cosa

Il giorno degli esami ho visto i ragazzi che hanno fatto il quarto kyu, e mi sono ricordata di quando avevo la loro età e mettevo per la prima volta piede nel dojo.

Qual è la prima cosa quando si sale sul tatami?
Le possibili risposte sono tante, e in questi anni di pratica ne ho passate in rivista parecchie, innamorandomi di una diversa a seconda del periodo.
Ho iniziato a praticare che avevo sedici anni, ed ero molto goffa e impacciata... sì, so che stentate a crederlo, ma perfino più di adesso!
Soprattutto, stavo tutta storta.
Qual è la prima cosa?
Stare dritti, mi rispondevo allora.
E certo stare dritti è molto utile: aiuta a restare centrato in te, nel tuo corpo, nelle tue sensazioni; a sentire l'appoggio dei piedi, a rendere una tecnica di aikido "vera". Quante volte cadiamo appresso ad uke durante una proiezione? Se stessimo più dritti, forse...

Pian piano ho iniziato a superare il problema, così l'attenzione è passata ad un altro aspetto della pratica.
Qual è la prima cosa quando si sale sul tatami?
Il ritmo, ho pensato.
Che sia più lento o più veloce, il ritmo è quello che rende vivo l'aikido. E' come con la musica: se non avesse un ritmo, sarebbe un'accozzaglia di note senza senso.
Eppure il ritmo, per quanto fondamentale, non era una risposta che mi ha soddisfatta a lungo.

Lo sguardo?
Valeva lo stesso che per tutte le altre cose.
Utile, bellissimo, fondamentale, ma di uguale importanza con le altre. Non riuscivo a scegliere, e iniziavo a pensare che non si potesse mettere nessuno di questi elementi davanti agli altri...

Finchè poi non ho fatto un'osservazione.
Quando il maestro spiega, ogni tanto si storce, ogni tanto pratica senza "scintilla", ogni tanto guarda uke negli occhi... per mostrare cosa è sbagliato, ma intanto lo fa. Cos'è che invece non fa mai?
Cos'è che è assolutamente vietato, che se accade snatura l'aikido irrimediabilmente?

La mancanza di rispetto.

Essere il centro di sè, concetto che spesso ripete il maestro Ruta, è anche una forma di umiltà.
Vuol dire che l'unico essere che posso pensare di plasmare, almeno un po', sono io.

Ho visto il maestro Tada fermarsi per chiedere ad un suo uke se si fosse fatto male, una volta.
Il maestro Tada.
E c'è qualcuno che pensa ancora "guarda quello, è tutta scena...".

Allora, partendo dalla mia esperienza e da quello che mi hanno risposto i sempai nel tempo, ci sono alcune cose che non dovremmo dimenticare una volta sul tatami.

- L'aikido è per tutti.
Questo vuol dire che ci troveremo di fronte persone fisicamente molto più forti/fragili di noi. Dobbiamo essere consapevoli di questo, e regolarci di conseguenza e con sensibilità.

-Ognuno ha il proprio limite.
E noi a mala pena possiamo conoscere il nostro. Se un compagno non piega la gamba, non cade, si ferma, non critichiamolo. Questo vale sempre, ma soprattutto se si tratta di un sempai o di un pari grado. Il maestro lasciamolo fare al maestro. Noi al massimo possiamo dare dei consigli.

-Comanda uke.
Perchè mi sa che qualcuno fraintende la frase "devi praticare come se uke non ci fosse".
E' solo un modo per spiegare che si dovrebbe arrivare a fare un movimento assoluto, e non relativo, cioè che non dipenda da chi hai accanto ma solo da te stesso. Questo è un concetto che ha un sacco di chiavi di lettura, ma fermiamoci a questa adesso. Non vuol dire, invece, fregatene di chi pratica con te. Non vuol dire che se uno ha una mano rotta, io gli faccio kotegaeshi perchè a me gira di farglielo lo stesso.

E allora se uno ti dice chiaramente "non proiettarmi", tu non lo proietti. Fine della storia.
Anche perchè una volta Fabrizio ha detto: "Il vero aikido è quando capita che uke non cada e io rimango tranquillo. La mia tecnica si è completata lo stesso, dentro di me."

"AI" vuol dire "unione", ed è da qui che si deve partire, secondo me.

Potrò essere il più sensazionale esecutore del mondo, altrimenti, ma se non provo amore (per l'aikido, per il maestro, per chi pratica con me) non starò facendo nient'altro che una ginnastica.

Bellissima, questo sì, ma vuota.

5 commenti:

  1. La prima cosa che ho pensato quando ho fatto la lezione di prova, è che, finalmente ho trovato una disciplina adatta a me.
    Ho praticato per anni karate, prima, e full contanct, dopo, ma ho lasciato perchè quelli sono sport per prime donne (almeno dove li ho praticati io). Ho trovato l'aikido una disciplina completa sotto tutti i punti di vista, e ringrazio i miei compagni di corso che non mi fanno mai sentire l'ultimo arrivato.

    Cesare

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  2. L'aikido è, ad uno sguardo distratto e superficiale, un'arte marziale finta ( " si, va beh! Io tiro, tu vieni, facciamo tanta scena ma poi in fin dei conti non succede nulla " ).
    Niente di più errato!
    Ora se permettete parla il medico ( una volta tanto sarò serio :-).
    Facciamo qualche esempio?
    Ok.
    1 -Ikkyo, se entri veramente: lussazione di spalla, frattura di gomito, fratture costali.
    2 -Irimi nage: craniata al suolo e se pure la vittima dovesse rialzarsi si avrebbero lesioni della laringe,della trachea e secondo trauma cranico.
    3 -Shi o nage: si puo letteralmente disarticolare un braccio, con doppia lussazione di spalla e gomito, a seguire trauma cranico ( provate a chiedere a Fabrizio quanta gente è morta, ripeto morta! in giappone subendo questa tecnica ).
    4 - Uchikaiten Sankyo ura : fratture e lussazioni multiple di polso,avambraccio e gomito e trauma cranio-facciale finale.
    5 - Ten shi nage : vedi irimi nage.
    6 - Koshi nage: dubito che la vittima si rialzarebbe da terra...
    7 - Udekime nage : Dionino ,allo stage l'ha definita "una tecnica definitiva ".
    Mi fermo qui per non tediarvi.
    L'aikido per quanto bellissima come arte, può essere letale od altamente invalidante.
    La cosa che lo distingue dalle altre A.M. è proprio quel puntare all'annientamento dell'ego.
    Chi se lo dimentica farebbe bene a ricordarselo.
    Non a caso noi non facciamo mai gare.
    Dice Fabrizio che Uke è il nostro maestro e non la nostra vittima o lo specchio della nostra vanità.
    Se uke non collabora, la tecnica più bella viene fuori " una cagata pazzesca ".
    Ed inoltre Tada dice " se devi mettere forza , tecnica sbagliata !"
    Allora: divertiamoci senza farci male.
    Buona notte.

    p.s.: hai capito Giuseppe, perchè 6 ancora vivo????
    ;-)

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  3. Si salvo ho capito XD.

    Comunque dal mio punto di vista io mi diverto a praticare sempre con visi nuovi.
    1 imparo da quelli rigidi a fare il movimento giusto;
    2 Da quelli sciolti al punto che fuggono inparo a prendere bene;
    3 Con quelli che fanno resistenza imparo a rompere la forza;
    e così via. Questo è il bello dell'aikido che vedendo che è per chiunque tu puoi imparare un po di tutto da tutti. L'Uke chiunque esso sia puo sempre farci imparare un movimento.
    Esempio con Teodoro ho iparato a rompere la forza, con Renato ho imparato ad essere veloce, con M.Fabrizio ho imparato ad uscire prima che mi stende e ringrazio tutti gli Uke che ho avuto in questi mesi. Da soli si puo praticare ma insieme è meglio.

    p.s. Cio che ho imparato è ancora in fase di prova XD

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  4. Complimenti, un post splendido davvero.
    davvero utile e ricco di significati.

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